Cattolica un porto di storia

“La Cattolica confina col mare et ci ha una spiaggia quale fa gambito tondo quasi come il porto di Ancona 1000 atto a caricare scaricar per mare ogni sorte di robbe” (da un manoscritto del secolo XVI).
Questo brevissimo inciso, datato alla seconda metà del Cinquecento, rende ben evidente la naturale vocazione alla portualità che fin dalle epoche antiche contrassegnò la “spiaggia” di Cattolica.

Già per le antiche navi greche e romane, impegnate nella navigazione di piccolo cabotaggio nel tratto di mare fra Spina e Numana, i più facili punti di approdo, come scali intermedi, si identificarono con Santa Marina di Focara, con il promontorio di Gabicce.

La spiaggia di Cattolica, protetta dal colle di Gabicce, che ripropone in scala ridotta l’insenatura di Ancona al riparo del Conero, non mancò in varie epoche di trarre in inganno molti navigatori: non sono rare infatti, fino al secolo scorso, le documentazioni di naufragi di grossi bastimenti che, colti da avverse condizioni meteorologiche, si trovarono arenati per avere confuso il porto di Cattolica con quello di Ancona; anche all’esame dei portolani più antichi e delle carte nautiche risulta piuttosto evidente questa somiglianza. Cattolica venne sfruttata per questa sua naturale disposizione geografica e del suo lido costituì un importante punto di riferimento, nel Medioevo e nell’età moderna, sia per l’imbarco delle derrate e delle granaglie provenienti dall’entroterra e dal Montefeltro, sia per lo scarico di mercanzie provenienti da altre località. Questa consuetudine stimolò spesso le mire di potenti signori, come gli arcivescovi di Ravenna (che forse proprio per utilizzare il porto naturale favorirono la fondazione della Cattolica medioevale) e più tardi i duchi di Urbino. La possibile crescita di importanza di questa località di confine provocò di conseguenza non pochi divieti da parte delle autorità e soprattutto del consiglio d Rimini, che vedeva nel traffico mercantile di Cattolica un insidioso nemico per il commercio del proprio porto. E fu proprio la cattiva disposizione di Rimini nei confronti delle attività di questo scalo ad impedire la realizzazione di un vero e proprio porto a Cattolica, anche quando, con lo sviluppo della pesca, esso divenne assolutamente necessario per la popolazione locale. Le barche, mezze tartane, tartanoni e trabaccoli da viaggio e da pesca, approdavano nelle insenature della foce del Tavolo o nelle fosse prospicienti la torre che era stata costruita nelle vicinanze della cosiddetta “Punta della Valle”. Nel 1715 anche il generale Luigi Ferdinando MarsiIi, nella sua relazione sulla costa adriatica, aveva notato come i possibili punti di approdo fossero per il litorale di Cattolica alle foci dei fiumi, che ne interrompevano la spiaggia, e specialmente all’estuario del Tavollo, ma queste condizioni naturali si erano andate via via modificando nel corso dei secoli e nel 1700 si era evidenziato un forte fenomeno di erosione in corrispondenza della “Punta della Valle” che aveva alterato le antiche condizioni favorevoli all’attracco delle barche. Nel 1783 la marineria cattolichina inoltrò la sua prima richiesta per l’attuazione di un porto, ma solo nel 1792 le autorità riminesi si decisero ad esaminare l’opportunità di una simile opera. A questo proposito vennero commissionati progetti e perizie che non portarono però all’esito desiderato: nonostante le suppliche inoltrate a Roma dai pescatori e dai pescivendoli di Cattolica e le favorevoli relazioni dei progettisti incaricati, il governo riminese all’impresa.

Anche durante il periodo napoleonico tornò a proporsi la possibilità di realizzare un porto sul Tavollo: nel 1798 Diego Guicciardi, commissario della Repubblica Cisalpina per i dipartimenti de Lamone e del Rubicone, non mancò di rilevare che un porto a Cattolica sarebbe stato “assai utile per il commercio”; e quando nel 805 l’ingegnere Broyre e l’ispettore Rolland eseguirono la ricognizione di tutta la costa compresa fra Goro e Cattolica, esaminarono anche la possibilità di attivare un porto in quest’ultima. La flottiglia peschereccia della cittadina intanto si affiancava per importanza a quelle riminese e chioggiotta, ma solo verso la metà dell’Ottocento, quando ormai era salita a 30 vele, riuscì ad ottenere da parte

Nel 1825 l’ingegnere idraulico Maurizio Brighenti aveva preparato un nuovo progetto per il porto di Cattolica, corredato da una relazione sulle condizioni della marineria, ma anche questo tentativo non aveva avuto seguito. Nel 1844 fu l’ingegnere Nicola Berzanti a predisporre un nuovo disegno, ma solo nell’aprile del 1853, su progetto dell’ingegnere Biagio Schiedi, vennero costruite le prime palate. Dopo pochi anni però si rivelarono già insufficienti e necessarie di modifiche e di miglioramenti. La costruzione delle palate di levante aveva causato un vistosissimo fenomeno di insabbiamento.

Nel 1857 venne costruito il fanale, una torretta di legno (zucchetta) sulla palizzata all’ingresso. Solo nel l 862 fu eseguita la diga di ponente (150 metri), ed in seguito si procedette al prolungamento di entrambe le palafitte. Con la legge del 30 marzo 1865 il porto di Cattolica venne dichiarato di quarta classe e la sua gestione venne affidata al comune di San Giovanni in Marignano, di cui Cattolica era appodiato. Furono anni di forti contrasti con San Giovanni che trascurava le esigenze della marineria cattolichina, soprattutto i necessari lavori di manutenzione del porto. Fino alla fine del secolo la situazione rimase precaria, ma, sebbene il porto necessitasse di continui interventi e non si trovassero finanziamenti sufficienti e sicuri, la flottiglia cattolichina vide aumentare le proprie unità da pesca: agli inizi del 1880 erano presenti nel porto 88 legni da pesca, ma già sul finire del secolo le imbarcazioni erano salite a 107, di cui più della metà identificabili in grosse barche pescherecce. I lavori sulla base dello studio dell’ingegnere Andrea Brini per il completamento del porto (risalente al 1894, poi rivisto e aggiogato nel 1904 dall’ingegnere Beduzzi), iniziarono nel giugno del 1905 per terminare ne luglio del 1906. Due anni dopo si portò a compimento la scogliera, con blocchi di pietra d’Istria, a protezione del molo di levante. Nel primo Novecento la flottiglia peschereccia di Cattolica si era ormai sviluppata al punto da venire classificata come una delle più

di Enzo Cecchini

 

La Piazza di Rimini – Giornale di Cattolica

(Foto – Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)

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