Cattolica e le sue vele

ARALDICA PISCATORIA

La barca poteva rimanere in mare anche intere settimane e si provvedeva al trasporto a terra delle pescate con un batello fornito di remi e di vela (la conserva) che si teneva rimorchiato a poppa. Uno dei marinai aveva il compito di colmare il tragitto fra la barca-madre ed il porto per consegnare il pescato, riportando a bordo, al ritorno, l’occorente per il sostentamento dell’equipaggio (pane, vino, olio).

Riconoscere una barca, e quindi achi apparteneva, era un fattore di grande importanza per la vendita del pesce e, a terra, ogni equipaggio contava sulla collaborazione di alcuni uomini, con vista particolarmente acuta (le vedette), che scrutavano l’orrizonte pronti a riconoscere le vele di ritorno.

Era fondamentale infatti avvisare il parcenevole, un membro effettivo dell’equipaggio che restava a terra e si occupava essenzialmente degli affari e dello smercio del prodotto, in modo che potesse contrattare in anticipo la vendita del pescato in arrivo. I colori delle vele erano scelti fra quelli più facili da reperire: i colori di terra (rosso mattone, giallo ocra e nero).

Le raffigurazioni più antiche si limitavano a puri interventi e combinazioni di due o tre colori su grandi disegni geometrici precedentemente delineati sulla tela con un carboncino: schèla, galun, trèz, tvàia, muclén erano i disegni più consueti. Erano scelte dettate da una cultura analfabeta che puntava sopratutto sul colpo d’occhio per la messa a fuoco e l’identificazione della barca che, in questo modo, risultava personalizzata e ben riconoscibile anche da lontano.

Nel caso di barche che pescavano a coccia la colorazione delle vele di entrambe si differenziava solamente nell’aggiunta di una pennellata di colore diverso sulla punta della vela (pnòn ‘d cmand) di quella che si definiva barca principale in cui era presente il capo parone della muta di barche (paron ‘d cmand).

I segni di riconoscimento delle vele

I segni delle vele delle barche storiche di Cattolica.

Pescatori notturni

Una poesia sulla gente di mare, “Pescatori notturni” di Emilio Praga.

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