Aforismi di gente comune

L’ha ‘na fema com’al chèn dal Grèc.
Ha una fame come il cane del Greco.
(Essere molto affamati).

L’é più antìg lu ca na 1 bruvèt.
E’ più antico lui del brodetto.
(Essere un tipo fuori moda).

L’è pr’eria com’al calig.
E’ in aria come la nebbia.
(Essere sbadato, sventato).

T’andessa pr’eria come la nebìa sal garben.
Sparire come la nebbia con lo scirocco
(Mandare un accidente in tono benevolo).

L’ha ‘na testa com’una sipa dulfneda.
Ha la testa mangiata dal delfino.
(Una persona senza testa)

L’ha li sacocie a garagol.
Ha le tasche fatte a garagolo.
(Una persona tirchia)

L’ha ‘na testa com’una mazola.
Ha la testa come una mazzola.
(Non capisce niente)

L’ha du occ ca ‘Iper ‘na saragina fraida.
Ha gli occhi come una acciuga fradicia.
(Avere una brutta cera)

An porta li scherpie da vecc .
Non porta le scarpe da vecchio.
(Essere un tipo spericolato).

Magna mer.
Mangia il mare.
(Una persona che lavora molto e sta molto in mare)

L’è piu fels lu ca n’ un bajoc dal col long.
E’ più falso lui della moneta di rame
dei re Umberto 1, usata fuoricorso
(Essere un gran falso).

A sin da long ‘na berca ‘d ref.
Siamo lontani quanto una barca di refe
(Essere molto lontani dalla soluzione).

Ess a l’orza.
(Essere ubriachi).

T’ze una canocìa scuradleda.
Sei una canocchia senza spina dorsale.
(Essere da buttare via, in senso benevolo).

A sin in marena sla punta dla val.
Siamo finiti sulla spiaggia, fuori dal porto,
verso la mura di Maiani.
(Si è lontani dalla soluzione, si è persa l’occasione).

Al stà com’al pes tal paner
Sta come un pesce nel paniere.
(Star male, sentirsi a disagio).

T’ze ‘na canocìa.
Sei una canocchia.
(Sei un bel tipo!).

La bèrca la è ti pèl.
La barca è finita tra i pali del molo, quindi è persa
(Non c’è più niente da fare).

Stà sla schina dal buratèl.
Stare sulla groppa dell’anguilla.
(Essere in una situazione precaria e pericolosa)

L’ha ‘na fèma da sasarèl.
Ha una fame da raccoglitore di sassi.
(Essere nella miseria nera e molto affamato).

L’ha ‘ na fema cui sbrega li ganès.
Ha una fame che gli si spacccano le guance.
(Essere molto affamato).

Fe l’aieda.
Passare l’aglio sopra il piatto di portata del pesce arrosto.
(Dare un tocco di finezza o di bontà).

u s’è alzé sal cul ret.
Si è alzato con il sedere diritto.
(Svegliarsi di cattivo umore)

L’è intrigheda come la pilgheda dal Nir
E’ ingarbugliato come il pielego
(l’attrezzo con tanti ami per la pesca della razza del “Nir”).
(Una situazione ingarbugliata)

L’è più in mer d’na saraghèna.
E’ più in mare lui della saraghina.
(Una persona che lavora molto in mare).

D’ambat.
Espressione di cui non si conosce l’origine.

Andè a l’orza.
Passare sopravento, verso sinistra: mossa velica
per evitare un ostacolo che ci si può trovare davanti.
(Quando si è ubriachi e si sbanda).

Andè a cocia.
Due barche che navigano appaiate,
pescando insieme con la stessa rete.
(Collaborare).

Al sta su pri bunaza ad vent.
Riesce a stare in piedi perché c’è calma di vento.
(Stare in piedi per miracolo).

De’ l’unt ma la troza.
Ungere la corda dell’albero.
(Una cosa che andava bene e va ancora meglio).

L’acqua la va tota tal mer.
L’acqua va tutta in mare.
(Quando si aggiunge qualcosa
a chi di quella cosa ne ha già tanta).

Al sta ‘n mer sa sti temp.
Sta in mare con questo tempo.
(E’ un tipo coraggioso).

 

Cattolica, il mare sulla tavola, Rimini, Panozzo edizioni, 1977
(Foto – Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)
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