Cattolica, rocca per 4 secoli

MEMORIE STORICHE SULLA ROCCA DI CATTOLICA

L’inizio dei lavori per la costruzione della Rocca di Cattolica, eretta durante il dominio di Pandolfo Malatesti, è databile fra il 1490 e il 1491. L’edificio, ubicato sul piano terrazzato sul quale era stato fondato l’insediamento medievale, controllava la Flaminia e al contempo tutto il litorale che, al di sotto della scarpata (greppe), si allungava dalla punta della valle verso il Conca.

Finalizzata alla difesa dell’abitato da probabili sbarchi di turchi e pirati sulla costa, la rocca ebbe fin dalle origini anche funzioni di controllo delle attività marittime mercantili clandestine. Il restauro della copertura, incendiata nel 1512 al tempo delle incursioni dell’armata spagnola di stanza nel territorio circostante, viene espressamente motivata “pro custodia littoris illius loci Catholicae ne ibi fiat portus nec onerentur barce vel alia ligna”.

All’impianto della torre lavorarono con tutta probabilità maestranze lombarde, particolarmente rinomate nelle arti edili, e vennero utilizzati, oltre ai normali materiali da costruzione reperibili in loco, anche blocchi di pietra trasferiti via mare “ad Catholicam pro fabrica cuiusdam turris”, da scriverne il testo annotava che è curiosa questa inscrizione per la dicitura e pel millesimo bizzarro? (1766).

L’abate Giovanni Antonio Battarra, a sua volta, fissando alcuni appunti su Cattolica, sottolineava fra l’altro la presenza della torre “su cui v’è un millesimo che non si può indovinare la mente di chi lo fece incidere in quel marmo” (sec. XVIII).

Nei primi anni del Cinquecento Cattolica e la sua rocca, collocate in posizione strategica lungo la via Flaminia, si trovano al centro delle operazioni militari delle armate pontificie alla guida del Valentino prima, dei ribelli urbinati uniti ai collegati poi, diventando teatro di scorrerie e di agguati. E’ esplicito a proposito un passo del Baldi nella vita di Guidobaldo I da Montefeltro duca d’Urbino. Il capo dei ribelli urbinati avvisato da fidate spie, la Cattolica trovarsi malfornita di guardie, determinò, per essere il luogo atto ad impedire il passo di terra fra Rimini e Pesaro, d’occuparla e assalitola di notte lo prese, e diedene parte al Duca…”.

Nel 1502 la rocca è poi individuata dalla tradizione storiografica come il luogo di prigionia dei fratelli Venanzio e Annibale Varano, figli del duca di Camerino, in mano a Cesare Borgia. L’edificio viene attentamente rilevato dagli informatori veneziani che non mancano di segnalare nel 1504 al governo della Serenissima che Cattolica “ha una torre nova che volgi passa 20 alta passa 12”, circondata da un fossato e dotata di ponte levatoio (ha un fosso picolo atorno cum una piancheta).

I primi danni di una certa entità si registrano, come si è detto, nel 1512, durante il passaggio degli spagnoli, mentre un intervento di consolidamento viene documentato nel 1547. In una lettera indirizzata al capitano di San Giovanni in Marignano, i consoli di Rimini manifestano la necessità di “far conciare la Roccha della Catolica” per assicurare la difesa del borgo e dei vicini nuclei abitati da eventuali sbarchi “de piratti”. Leandro Alberti, a metà del Cinquecento ne esalta i caratteri di solidità (“assai forte torre”) e la medesima convinzione esprimono anche i viaggiatori tedeschi suoi contemporanei, concordi a ricordarla come “arx satis firma”.

Nel 1564 si ha notizia dell’interessamento della duchessa di Urbino, Vittoria Farnese, in quegli anni feudataria di Cattolica, per restauri apportati alla rocca sicuramente di un certo rilievo se meritevoli di citazione, cinquant’anni più tardi, da parte dello storico riminese Raffaele Adimari.

Nel 1565 infatti, nell’ispezione effettuata alle fortezze pontificie, l’architetto militare Cipriano Piccolpasso non rimarca difetti strutturali dell’edificio, limitandosi a consigliare solamente possibili interventi migliorativi sui fossati: “Alla Catolica si ordinò che si cavassero i fossi et si alargassero dintorno alla torre che è vicino alle osterie et che se la provedesse di alcuni archibusoni da posta acciò che a bisogni, riduttovi dentro quelle genti che habbitano ivi atorno, si potesse anco combatare et tenere per batteria da mano?”.

Nel 1583, quando il cardinale di Vercelli, Guido Ferreri, legato di Romagna, caldeggiò la fortificazione della Cattolica, al piano progettuale, a cui attesero diversi architetti militari, fra cui Girolamo Arduini e Giulio Thiene, e il matematico Guidobaldo dal Monte, la torre si inseriva come punto di forza del recinto bastionato, rimanendo ulteriormente rafforzata da un sistema di fossati e di terrapieni sistemati all’intorno sullo schema di una pianta a stella.

E’ del 1584 anche l’inserimento della campana, per una più pronta segnalazione di pericolo, in caso di sospetto di turchi. Una fonte non ufficiale ci informa, dieci anni dopo, nel 1594, della necessità di opere di ripristino, mentre è del 1610 la notizia riguardante la risoluzione del consiglio di Rimini di apporvi un “horologio machinale”. Quest’ultimo si doveva alla volontà dell’Adimari, notoriamente attaccato al luogo, dove in più occasioni aveva ricoperto la carica di capitano e abitato nella rocca secondo le consuetudini di quell’incarico.

L’Adimari aveva sollecitato l’intervento governativo verso il borgo, cercando di “nobilitarlo con farli erigere una università, o consiglio conforme tutti gli altri officij del nostro pubblico”, ma senza effetto. Gli riuscì comunque di “farli fare un buon horologio machinale per comodità loro (dei cattolichini), e di passeggieri e molt’altri”.

Nella seconda metà del Seicento Guidobaldo Bascarini, già oste della Posta e vice capitano di Cattolica, aveva tentato, insieme a suo figlio Domenico, di acquisire la castellania di Cattolica, eleggendo la rocca a sua residenza, ma i forti ostacoli opposti dal consiglio di Rimini, risoluto a mantenere per i soli cittadini riminesi simili privilegi, minò sul nascere l’iniziativa, peraltro già in discussione presso la Sacra Congregazione del Buon Governo a Roma.

Alla fine del secolo XVII una descrizione delle fortificazione e dello stato degli armamenti, riguardo a Cattolica segnalava: “La Cattolica è una torre distante da S. Giovanni in Marignano due miglia, è armata da otto spingarde, due moschetti e due falconi. E’ guardata da due soldati a cavallo, e due a piedi con un sergente di milizia”. Controlli sulle strutture murarie si evidenziano solo nel 1716, anno in cui si richiedono lavori di restauro, verosimilmente a seguito delle ispezioni sulle difese costiere del litorale pontificio effettuate dal generale Luigi Ferdinando Marsili l’anno prima.

Nel 1756 la caduta di un fulmine rende urgente una “Pericia delli riserzimenti che va fatto nella Rocca della Cattolica” che elenca tutta una serie di riprese da farsi alla copertura, al pavimento del piano superiore, a porte e finestre.

Nel 1795, contestualmente ai lavori edilizi effettuati per la chiesa di S. Apollinare, accanto alla quale si era proceduto all’erezione del campanile, la rocca, ormai quasi unicamente adibita a torre di sanità marittima, richiama nuovamente l’attenzione del pubblico. Il campanile veniva a precludere la vista, dalla parte pi? alta della rocca, della punta della valle, impedendo al deputato alla sanità di controllare l’approdo delle barche. Per ovviare a questo inconveniente, qualche tempo dopo l’architetto Giuseppe Fossati, incaricato per la formazione di una pianta completa di relazione e perizia, progettava la sopraelevazione dell’altana “onde trasportare al piano superiore i due falco netti all’oggetto di scoprire la spiaggia al di sopra della chiesa parrocchiale e dello stesso campanile ora intrapreso “.

Di pari passo si procede anche al ripristino dei” coperti” dell’altana e del piano superiore perché “ruinosi “.

Un ulteriore restauro è documentato nel novembre del 1805, anno in cui si decidono diversi lavori nei locali dell’edificio. Per contratto il capomastro muratore incaricato, Girolamo Giommi, si impegna ad “aprire un muro interno .a pian terreno della Rocca di Cattolica vicino all’ingresso della grotta e dovrà formare conforme s’obbliga, di nuovo la scala per andare nel sotterraneo, e grotta, qual scala dovrà essere formata di mattoni con un riparo di legno per ogni scalino.

Così pure detto Giommi dovrà fare conforme s’obbliga due soffitte a cielo di carozza con suo cornicione alle due camere del secondo solaro della rocca di Cattolica suddetta, che guardano verso levante, e li due pavimenti delle predette camere con mattoni ruotati, e ridurre l’attuale camino francese, quali lavori tutti dovranno farsi dal detto Giommi a tutte sue spese con porvi il materiale, e calce del proprio… ed in ultimo dovrà ripassare il tetto della rocca suddetta ponendovi li necessari coppi “.

Nella relazione dell’ispettore Alessandro Belmonti, datata 1820, la rocca, che sino alla [me del Settecento era stata la sede del capitanato, si identifica ormai solo come l’ufficio del deputato alla sanità marittima, che fissa appunto “la sua residenza in una superba, e solidissima torre situata sull’alto della collina, o greppe, fabbricata nel 800 (sic) e quasi consimile alla torre di Volano. Da questa residenza scuopre il Commissario tutto il litorale addetto al suo Commissariato, non che il paese e villaggio della Cattolica, che oltre molte decenti osterie, e locande, contiene un buon numero di pescatori e barche da pesca… “.

Un sopralluogo, nel novembre del 1861 per stabilire lo stato ed il valore della torre di Cattolica si conclude con la seguente relazione: “La Torre o Rocca di Cattolica, di vecchia costruzione trovasi eretta nel mezzo dell’abitato del detto paese e circondata da un appezzamento di terreno di proprietà di quel comune.

Risulta essa di un ambiente sotterraneo, di due vani al piano terra, di altri due vani nel piano superiore, e di 6 ambienti abitabili nel 2 o piano superiore. Al tutto poi sovrastano altri due vani sovraposti l’uno all’altro i quali nel mezzo della torre si elevano come luoghi di esplorazione “.

L’ingente impegno finanziario necessario per il restauro dello stabile, rovinosamente deteriorato nel 1859 in occasione dell’ “aqquartieramento” nella rocca di soldati volontari, orientò gli organi governativi alla vendita dell’edificio.

Nel 1864 venne acquistata da Antonio Frontini e successivamente trasferita al conte Saladino Saladini Pilastri di Cesena, che ne fece la sua residenza di villeggiatura durante la stagione dei bagni.

Ristrutturata ed alterata nei suoi caratteri architettonici originari .la rocca, sul finire del secolo, fallito il tentativo d’acquisto da parte della neonata amministrazione comunale di Cattolica, autonoma da San Giovanni in Marignano dal 1896, venne acquisita prima dalla famiglia Catolfi ed in seguito dai Verni, i cui eredi, ormai alla quarta generazione, tuttora ne risultano proprietari.

di Maria Lucia De Nicolò

 

La Piazza di Rimini – Giornale di Cattolica

(Foto – Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)

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